Quando l’impero del Mali iniziò la sua espansione ad est, trovò i Balanta che risiedevano in quelle zone e vollero sottometterli al loro dominio. In seguito ad alcune battaglie, i Malinkes vinsero i Balanta i quali, a sorpresa, lasciarono la zona ed andarono ad occupare territori più lontani, dando inizio all’emigrazione di questo popolo attraverso la parte interna del paese. Altro elemento importante della loro cultura che la tradizione ricorda, è il divieto all’uomo di utilizzare la giustizia per togliere la vita o la libertà di un altro uomo. Solo la giustizia divina può permetterselo.
E’ questa la teoria specifica, che spiega il rifiuto dei Balanta di accettare la schiavitù, fenomeno che li differenza in modo notevole dai restanti popoli che abitano il territorio guineano. I Balanta ignorano la schiavitù “non esiste nessun reato – sostengono – che giustifichi l’alienazione assoluta di un individuo ad un altro”. Questo rifiuto della schiavitù è già stato riferito alla fine del XVI secolo quando alla folle caccia all’uomo sul continente, i Balanta attaccavano i negrieri soprattutto lungo il canale Geba, liberavano gli schiavi e non li rivendevano ma li riportavano al paese di origine ottenendo bestiame come segno di gratitudine per averli liberati. Per quanto riguarda l’organizzazione sociale, abbiamo detto che non ci sono capi effettivi né alcun re ma la società Balanta gode ugualmente di una solida struttura.